lunedì 19 febbraio 2018

Eventi di lettura - Incontro con l'autore#22 - Margherita Oggero – Non fa niente

LoreGasp


Non fa niente, Nicevò, dal russo parlato dalla bisnonna di uno dei personaggi principali, Esther Ehrenfeld. Ci ho giocato per tutto il tempo in cui ho scritto di questo libro mentre lo leggevo, su Facebook, nella mia testa. Fa qualcosa, risponderei in modo un po’ macchinoso a chi mi dice che non ha ancora letto il libro, o che non è potuto venire sabato 17 febbraio a Buttigliera Alta, al Comune, per ascoltare la sua autrice mentre illustrava le caratteristiche e le sfumature della lingua utilizzata, dei personaggi creati, delle storie che si intrecciavano al di sotto e al di fuori del libro.

Grazie a Laura Saccenti, vicesindaco di Buttigliera, Bolla e Fantasia e il Blog Del Furore Di Aver Libri hanno potuto ascoltare il genio di una scrittrice molto apprezzata e importante come Margherita Oggero, e che non ha sicuramente bisogno di nessun’altra presentazione, oltre al proprio nome. Ecco le foto del pomeriggio d’Incontro con l’autore che ha veramente arricchito e ampliato la nostra vita da Lettori.

Quando ritorno da uno di questi momenti in cui divento moderatrice, mi chiuderei in una stanza con un po’ di viveri con tutti i libri che ancora ho da leggere (la Cintura di Orione in Libri), per poterli finire e gustare. E sono sicura che lo farei, se potessi concentrarmi solo su quello.


Un’altra delle cose che mi piacciono davvero, di queste occasioni di moderazione, è poter leggere libri e conoscere autori che fino a quel momento mi erano sfuggiti o su cui non ero riuscita a soffermarmi, a causa di… altri libri. Conosciamo i sintomi della malattia, no? La curiamo? No, non ci facciamo nulla, se non entrare in libreria e rifornirci come se le dovessero incendiare tutte il giorno dopo.

Non fa niente, dicevamo. È il titolo e il motto principale, la spinta a proseguire quando le cose precipitano, diventano sgradevoli, rischiano di stritolare con il loro peso di valanga. Sono le parole che appartengono al lessico famigliare di Esther Ehrenfeld, ragazza bella, giovane, brillante e colta, figlia di un altrettanto colto e brillante esponente dell’alta finanza internazionale, che impara presto a usarle. Vive a Berlino con la sua famiglia, in un momento luminoso, in cui la cultura e la bellezza del vivere sembrano essersi concentrate lì, trascurando tutto il resto, poco prima di precipitare in una tragedia cupa e lunghissima, che si estende a tutta Europa e stermina quasi un’intera popolazione. Siamo negli anni ’30, in una Germania in lenta trasformazione. Esther è ebrea, ma non le importa molto. Non è affezionata ai riti, alla religione, all’appartenenza a quel popolo. Non vi si sofferma. 

Qualcun altro sì, e sarà lo stesso che farà, dell’essere ebrei, un crimine da punire con scientificità disumana per anni, e che causerà immenso dolore alla stessa Esther. Per quanto si salvi dai rastrellamenti e dalla deportazione, sarà per sempre tagliata via dai suoi affetti più cari. La salvezza sarà prima in Svizzera, dove vive sotto false generalità, e poi in Italia, in Piemonte, sposa di un ingegnere profondamente innamorato e preso di lei, Riccardo Olivero.

Si apre un altro mondo, un’altra vita per la ragazza ebrea, per la Signora venuta da fuori, la “tedesca”, per l’arcigna suocera, la Signora Tina, che non si capacita, fino alla fine della sua lunga vita, cos’ha visto il suo testardo e amatissimo figlio in questa straniera, che lo ha spinto lontano da tutte le belle e brave ragazze del paese, sicuramente molto più adatte per lui. No, non può comprendere la signora Tina, la “smorbia”, la profondità del legame tra queste due persone complici, amiche, innamorate (soprattutto Riccardo, Esther è cauta e poco disposta a soffermarsi sull’amore, o sul dare definizioni dell’amore), che trovano sempre parole, gesti e sostegno l’una per l’altro.

Nella vita provinciale un po’ troppo stretta per chi era abituato all’internazionalità del mondo in casa, arriva presto un altro polo affettivo, in una veste del tutto inaspettata e anche inconcepibile, per la mentalità dell’epoca. Rosanna Zanero è una bellissima ragazza del paese in cui si stabilisce la giovane coppia. Di origini umili, figlia di un padre ubriacone e violento, e una madre stoica legata alla famiglia tragica che si è costruita, ha una mente pronta, e tanto desiderio di fare, applicarsi, sperimentare, migliorare. Una sbandata amorosa, unita al suo aspetto prorompente, la marchia come una poco di buono, una ragazza di seconda mano che non si sposerà mai nessuno, come sentenzia la mentalità ristretta e stritolante della comunità circostante.

Anche Rosanna ha un marchio addosso, come la tedesca. Forse è questo, oltre a molte altre caratteristiche in comune, come il rifiuto di farsi travolgere da difficoltà e angosce, all’essere anti-convenzionali di atteggiamento, di spirito. Sono diverse dalla media, le due donne. Pur ricoprendo i loro ruoli, di Signora e serva, senza scontrarsi troppo con le maglie strette della loro società, non ne hanno interiorizzato le regole fino in fondo. Esther si occupa dell’educazione di Rosanna: riconosce di avere una mente brillante che chiede nutrimento e disciplina e ben volentieri se ne occupa. 

Rosanna ammira il coraggio, l’inventiva, la sagacia e una certa propensione al rischio di Esther. Quella stessa caratteristica che la salva da sicuro arresto nella Germania nazista, mentre cerca suo padre e sua zia, e che la spinge a ideare un patto, tra lei e Rosanna stessa, per creare una vita nuova. Un patto azzardato, rischioso, che se fosse mai rivelato sarebbe… oltraggioso, riprovevole.

È davvero così?

Lo scoprirete leggendo. La vita di Esther, Rosanna, Riccardo, Tina, e una corona di altri personaggi solo apparentemente minori, si svolge dagli anni ’30 fino ai primi ’60, tra Berlino, Zurigo, Torino e provincia. È il romanzo della Storia, con i suoi eventi noti, meno noti, tragici e consolatori, e di una storia di persone e famiglie che l’hanno costruita e vi hanno contribuito, con le loro parole, atti, scelte e decisioni. Quando lo inizierete, troverete anche dei pezzi vostri, della vostra famiglia, di vostri pensieri, o di quello che avreste voluto fare e dire. Quello che volevate sapere, e quello che non siete riusciti a conoscere. Questi sono alcuni dei motivi per cui non lo lascerete prima di aver visto se davvero non fa niente.

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