venerdì 29 settembre 2017

Claudia Semperboni – La vita è bella perché finisce – Un lungo discorso per sé

LoreGasp

No, il titolo non è un refuso, è scritto giusto. È quello che ho pensato subito quando l’ho letto, ovvero che avessi capito male io o fosse un errore di battitura. È la prima porta curiosa che ci invita a leggere il secondo romanzo di Claudia Semperboni, scrittrice piemontese adottata da poco dalla Liguria.

Entriamo nella sala del libro con l’impressione che l’azione si stia svolgendo da un po’, come se la rappresentazione fosse iniziata qualche tempo prima. Siamo in ritardo? No, affatto, è Alida, la voce narrante del romanzo, che sta riflettendo sulla sua vita, pensando quasi a quello che può o non può condividere con noi. Sta parlando a noi, ma in realtà, il suo vero interlocutore è un altro. Qualcuno che se n’è andato tempo prima, strappandole via un pezzo di sé, che lei cerca con qualche durezza di recuperare o… di lasciare andare definitivamente. È un uomo, un “tu” che all’inizio vediamo in una foto, anzi, non facciamo in tempo a guardarla bene, perché Alida la gira contro il muro. È una foto piena di gioia e luce, troppo piena di gioia e di luce, per cui è diventata insopportabile.

Siamo alle primissime pagine del romanzo, e sappiamo già molto, solo dalla voce e dalle pause sottintese di Alida, che parla nelle nostre teste. A volte è didascalica: racconta quello che vede andando al lavoro, recandosi nella sua libreria ogni mattina, il suo rifugio, il luogo in cui non sentirsi ferita e mancante. È anche una grande osservatrice, Alida. Vicino al suo negozio c’è un bar molto frequentato. Da qualche tempo, nel tentativo di distogliersi dal dialogo con il “tu” scomparso fisicamente dal suo fianco, ma ancora prepotente nel suo animo, le piace concentrarsi sulle persone che entrano nel bar. Che vita hanno? Cosa provano, mentre bevono il caffè che hanno ordinato, guardano il telefonino alla ricerca di parole e messaggi, o mentre salutano qualcuno di conosciuto? Giorno dopo giorno, Alida è in grado di riconoscerli, e di salutarli come amici, anche se solo nello spazio della sua mente. Cerca di indovinare i loro pensieri, di leggere qualche brano della loro vita dai loro abiti, i loro movimenti, costruendone una per loro.

Non stiamo leggendo la vita di un’inguaribile pettegola che ama spiare gli altri, però. Un pezzo importantissimo della vita di Alida si è spezzato, con quella foto girata verso il muro, ed è davvero finito. Alida sta cercando con tutta se stessa di capire se è finita anche lei, con quell’evento (dovete scoprirlo nelle sue parole, che vi ci porteranno a poco a poco), o se la vita può essere ancora di qualche significato e importanza per la sua anima, che non si limiti solo alla questione meccanica di inspirare ed espirare aria, e di lasciare che il muscolo cardiaco prosegua la sua routine di battiti.

Sa di non essere sola, in questo suo viaggio di recupero, poiché Patty, l’amica un po’ dura e pragmatica di sempre non la lascia mai. Presto Alida verrà affiancata anche da un’altra persona, un uomo che saprà dimostrarsi un amico di valore per lei, nel suo modo discreto e da gentiluomo.

Il romanzo non ha grandissime prestazioni e performance fisiche. 
Non vedremo Alida lanciarsi dai grattacieli o esibirsi in complicate azioni di lotta per salvare il mondo o i gattini in pericolo. Ascolteremo la sua voce, vedremo il mondo tramite i suoi occhi e i suoi commenti anche divertenti sugli altri, e riconosceremo i nostri pensieri e i nostri atteggiamenti. Sentiremo Alida nostra amica e sorella, mentre tenta a suo modo di curare le fratture della sua vita, per non doversi sentire un burattino sempre timoroso di farsi tagliare i fili. La vedremo tirare fuori la saggezza da se stessa, quando riconoscerà che la vita è bella perché finisce. Un elogio della morte? No, affatto. È semplicemente il ricordo che la vita è fatta anche di cose che finiscono, per dar vita ad altre. Niente dura per sempre, e meno male. Come ci si potrebbe evolvere, come si può guarire dalle ferite, se si deve restare perfettamente uguali a prima del trauma?

Saggezza è poter dire anche: è finita quella vita, meno male. Ora posso farne un’altra.


Leggete questo romanzo se amate immergervi nelle anime dei personaggi e degli scrittori che li creano, se vi piace vedere la realtà come se foste seduti in poltrona. E se vi piace alzarvi dalla vostra postazione con qualche spunto in più da usare per la vostra stessa vita.

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