lunedì 18 dicembre 2017

Eleonora Mandese – Il destino a portata di app – L’amore moderno

LoreGasp

Un romanzo d’amore, o come si dice ora, un romance tra le mie letture. Sì, qualcuno si può stupire e anche tanto, vista la quantità esorbitante di post che ho scritto declamando che io no, io non leggo romanzi d’amore. Non è che sia cambiato poi tanto, eh. Un giorno mi sono svegliata, sono entrata in Facebook, in uno dei gruppi dedicati agli scambi tra autori e lettori, e questo titolo, corredato di un bel paio di scarpe rosse con tacco arma-impropria, mi ha colpito. Sono sensibile ai titoli, anche questo è un concetto che ho ripetuto fino alla nausea. Un’app tecnologica e il sentimento più antico, confuso, cercato, fuggito, bramato, odiato, frainteso e discusso dell’intera gamma extra-sensoriale a disposizione dell’uomo, l’amore.

L’antennina curiosa si è accesa e ho scritto all’autrice, Elenora Mandese. Inoltre, quando so che esiste una situazione abbastanza consueta e consolidata nel mio universo, come l’allergia ai romanzi rosa, ho necessità di andare a punzecchiarla per vedere se è davvero così granitica, o se c’è spazio per un mutamento, un ammorbidimento. In questo caso, il punzecchiamento ha ottenuto un risultato piacevole.

Il destino a portata di app si è rivelata una lettura piacevole, rilassante, e con qualche risvolto originale.

La storia si racconta attraverso la voce di Jessica Bonomi, studentessa universitaria siciliana a Milano. Quando apriamo la porta, si sta esibendo in una prestazione di “arrampicamento su vetri bagnati” proprio davanti al crudele assistente universitario che la sta torchiando su Emily Dickinson. E poi Edgar Allan Poe. La graziosa vitt… eh, studentessa, non sembra preparatissima. Al momento cruciale della scelta tra dedicare il proprio tempo alle vicende letterarie americane o alla ricerca di un paio di scarpe o di una borsa all’ultimo modello, possibilmente offerte a prezzi stracciati, la tormentata ragazza ha settato il suo ipertecnologico Mac sui siti di ecommerce che potevano farle raggiungere il suo obiettivo, scordandosi di Emily Dickinson e Edgar Allan Poe. Sicuramente, doveva essere stata sotto effetto di qualche potente narcotico, per distoglierla così tanto dal suo studio appassionato e senza orario.

mercoledì 13 dicembre 2017

Giovanni Magistrelli – I volti dell’apocalisse – L’apocalisse pubblica e privata.

LoreGasp

Nulla di quello che c’è là dentro ha a che fare con il diavolo. Non esiste il diavolo. È solo uno specchio per nascondere la malvagità del genere umano.”

Interessante, vero? Un bel punto di vista sull’esistenza del diavolo, che tanto spesso è servito a deresponsabilizzare il genere umano dal prendere coscienza che l’impulso a fare il male e a distruggere è all’interno del suo animo, e non proviene da un non ben identificato spirito abbigliato con forconi, zoccoli, coda e profumato di zolfo.

E’ una delle tesi che riposano nascoste al di sotto dell’ultimo libro di Giovanni Magistrelli, I volti dell’apocalisse. E’ il suo terzo libro, dopo una produzione narrativa varia e di lungo esercizio: la scrittura, per Giovanni, è un amore di ragazzo portato avanti con cura, anche se non sempre in modo costante.

La sua passione è visibile nella struttura complessa di questo libro, dedicato ad esplorare l’Apocalisse nei suoi volti, sia pubblico, sia privato.

L’apocalisse e l’inferno, per quanto nascosti e tenuti accuratamente a bada, con fatica, esistono nella vita dell’ex-ispettore di polizia di Milano Rigoberta Manchu Daverio, detta Ribe. Bella, forte, intuitiva e brillante, vede la sua vita privata e lavorativa spezzarsi un maledetto giorno di tre anni prima, quando un nigeriano s’introduce in casa e uccide la madre di lei, forse per una rapina degenerata. Ribe non riesce ad arrivare in tempo per salvarla, ma si scontra con il suo assassino in modo feroce, disperato. Il trauma risulta nella sua perdita dell’amata madre e del distintivo di poliziotta. Tenace e combattiva, Ribe si ricostruisce una vita come investigatore privato, e sprangando la porta degli affetti, tenuti sempre al grado superficiale di poche notti di divertimento e via. I suoi legami con la polizia, tuttavia, non sono completamente tagliati, poiché il commissario Stefano Sanna, suo ex-superiore, è diventato anche il suo amante saltuario.

Pochi passi dopo l’entrata nel libro, quando conosciamo Ribe e la sua routine, siamo già di fronte ad un cambiamento. Alla voce dell’autore che descrive, si alterna quella personale di un diario, tenuto da qualcuno che parla con strazio della perdita del suo amore, e della sua ferma, fermissima intenzione di vendicarsi di coloro che gliel’hanno portato via. Non c’è firma, sotto le parole di delirio, se non la citazione di un versetto dell’Apocalisse di Giovanni.

Non dobbiamo attendere molto, per vedere un collegamento tra questa voce che non conosciamo, e che non appartiene a Ribe, e alcuni fatti di cronaca particolarmente cruenti. Uno psicologo affermato e rispettato viene ritrovato cadavere nella sua macchina nell’hinterland milanese, con chiari segni di tortura e un foglietto con queste parole: “Partì il primo angelo e versò la sua coppa sopra la terra; e si formò una piaga cattiva e maligna sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua statua.” (Apocalisse, 16:2) E tanto per lasciare pochi altri dubbi, il marchio 666 inciso nella carne dell’uomo.

Niente di questo omicidio è consueto, mentre tutto richiede molta attenzione e concentrazione: per questo motivo, l’esasperato commissario Sanna coinvolge Ribe in maniera ufficiosa nelle indagini su questo caso. La pressione sulla polizia per trovare il colpevole è già ai massimi livelli, e gli organici degli inquirenti non riescono a star dietro a tutto. Ribe, con il suo talento investigativo e la sua intelligenza acuta, si rivela necessaria, anche se esiste il trascurabile ostacolo che lei non dovrebbe più avere il distintivo… ma è qualcosa che si aggira in fretta, e il commissario dà il suo avallo. La situazione è delicata, l’omicidio è efferato, la criminalità non si riesce ad arginare: c’è bisogno di tutte le forze in campo, e al diavolo i cavilli burocratici!

Ribe accetta di aiutare nelle indagini, alle sue condizioni, e da quel momento si trova coinvolta in una vicenda sempre più complessa e sempre più torbida. Gli omicidi salgono di numero, con modalità diverse ma sempre cruente e sempre sottolineate da un versetto dell’Apocalisse. Questi non sono casi isolati. Esiste una serialità. Ribe e Sanna rabbrividiscono, al pensiero che gli angeli dell’Apocalisse sono sette…

Non è tutto qui. Magistrelli parla di “volti” dell’apocalisse, e quello su cui si affaccia Ribe, è solo uno. Parallelamente a questa vicenda, in cui l’ex-ispettore si lancia sulle tracce di questo assassino seriale, assistiamo all’arrivo in città di due giovani arabi. Fanno di tutto per confondersi, pur essendo nervosi, quasi emozionati. Devono incontrare qualcuno. Qualcuno che deve guidarli in un progetto grandioso, di quelli approvati da Allah, con lo scopo di rieducare e sottomettere un Occidente impenitente, infedele, peccatore, colpevole di tutto il Male che imperversa sul pianeta. Incontreranno una guida d’eccezione, una leggenda, un inafferrabile spietato, freddo e determinato fuori dal comune.

Mentre Ribe e Sanna braccano l’assassino fino ad afferrarlo, i due arabi si uniscono ad una cellula di terroristi che mette a punto il suo piano per far piombare Milano in una follia senza ritorno.

Cosa succederà, in concreto? Chi si salverà?

La risposta è tutta nel libro, non temete!

Non la troverete qui nel Blog, ma un invito a leggere questo romanzo, sì. Rivolgetevi a queste pagine se amate i thriller con punte di gotico e un pizzico di soprannaturale, ma con i piedi ben radicati per terra. Le vicende narrate sono ispirate ad alcuni documenti e situazioni reali, quelle che fanno parte del nostro horror quotidiano e che riguardano le famiglie problematiche, con separazioni e divorzi talmente traumatici da aver ripercussioni brutali sui membri più giovani. E non solo dal punto di vista personale, ma l’horror più puro e stordente si raggiunge quando entra in scena la macchina burocratica. Non vi dirò altro, ma prestate attenzione quando leggerete di certe vicende narrate nel libro.

Il terrorismo, che qui ha preso i colori di un certo lato di fede islamica, si è infilato molto profondamente nel tessuto delle nostre vite. Non ripeterò qui i nomi delle città europee che recentemente sono state colpite dalla follia malata, ormai fanno parte della nostra concreta storia recente. Ed è un tipo di dimensione con cui dobbiamo anche fare i conti, se ci soffermiamo a pensarci. Non ne siamo fuori. Non è un prodotto di fantasia, questo.

Le difficoltà in cui versano le Forze dell’Ordine in Italia sono anche molto note. Spesso si tratta di una vera gara al fulmicotone tra il crimine e chi vuole arginarlo, con un dispendio e un coinvolgimento di energie enormi.

Non c’è molto di consolatorio, in questo libro. Giovanni Magistrelli ha preso alcune realtà horror molto concrete e talvolta anche poco conosciute, e le ha ampliate e arricchite con la sua inventiva e il suo stile asciutto e preciso, restituendo uno spaccato di vita molto credibile e che potrebbe persino manifestarsi.


Per quanto le vicende raccontate non siano leggere, ho chiuso il libro con un senso di compiutezza e di leggerezza: è vero che non c’è consolazione, e il finale è a dir poco dirompente, ma la storia si è dipanata con credibilità, dinamismo ed energia, tipici di quelle narrazioni efficaci e ben costruite.

martedì 12 dicembre 2017

Eventi di lettura#20 – Le donne e lo sport a Rosta

LoreGasp

Riprendo a scrivere dopo una lunga pausa lavorativa, iniziando da uno degli ultimi eventi di lettura e incontri organizzati da Bolla e Fantasia e il Blog Del Furore Di Aver Libri. Correva sempre quest’anno, ma era il 23 novembre scorso, quando il Comune di Rosta, rappresentato dall’infaticabile assessore Anna Versino (Cultura) e altre sue colleghe provenienti da Politiche Giovanili e Pari Opportunità, insieme a Simona Coppero decidevano di organizzare una serata che congiungesse donne, sport e libri.

Detto fatto: vi ricordate che, se volete che una cosa sia risaputa, ditela ad un uomo, mentre se volete che sia fatta, ditela ad una donna?

Giovedì 23 novembre 2017, presso la Sala Consigliare del Comune di Rosta, si sono riunite tre sportive d’eccezione, tutte nate o residenti a Rosta, e di grandi prestazioni: Martina Merlo, mezzofondista C.S. Aeronautica Militare, Noemi Minghella, centrale 1° Divisione Femminile Volley Rosta, e Simona Coppero, nuotatrice del Derthona Nuoto Master.



lunedì 20 novembre 2017

Aldo Cazzullo – Metti via quel cellulare.

LoreGasp

… ed è arrivato il momento per me di leggere e di scrivere di questo libro, che non è un libro, ma un dialogo. Una conversazione aperta tra il padre Aldo Cazzullo e i due figli, Francesco e Rossana. Ho già raccontato della presentazione qui, avvenuta qualche tempo fa nelle Langhe, in cui ascoltai incantata l’autore parlare senza fermarsi per un’ora di tutto quello che lo aveva portato a riportare su carta un pezzo di realtà vissuta molto, molto contemporanea.

La trama del libro è semplice, semplicissima. Una famiglia, un padre, due figli e un invito/ordine sicuramente reiterato, e chissà quante volte: Metti via quel cellulare. Tutto lo svolgimento corre intorno alle ragioni che spingono il padre a prorompere nell’invito/ordine e tutte quelle che i giovani oppongono per non farlo. La contrapposizione sembra facile, scontata. Papà Aldo appartiene alla generazione della carta, della macchina da scrivere, dei trasporti più lenti, dei telefoni a rotella, della Stipel che poi diventa SIP, e poi Telecom, e poi TIM, con i primi cellulari grandi quanto piastrelle e pesanti come tronchi, con antenne lunghe come le radio degli anni ’60 (quella che ho in casa io ha un’estensione chilometrica. Avrei potuto captare anche i segnali da Marte, se opportunamente orientata).

domenica 19 novembre 2017

Eventi di lettura#19 - Incontro con l’autore – Enrico Pandiani a Rosta in Un giorno di festa.

LoreGasp

Un altro Incontro con l’autore presso la Biblioteca Comunale di Rosta, per Bolla e Fantasia, il Blog Del Furore Di Aver Libri, grazie al sostegno immancabile dell’Assessorato alla Cultura nella persona di Anna Versino, e dei volontari della Biblioteca, che la tengono aperta appositamente e non mancano mai di far sentire il loro appoggio.

L’autore da incontrare era Enrico Pandiani, scrittore e sceneggiatore di fumetti di lungo corso: se volete imparare qualcosa di più su di lui, di tutti i suoi trascorsi, potete farvi un’idea sulla sua pagina di Wikipedia. Tuttavia, vi suggerisco, se volete ascoltare davvero la sua voce, il suo blog personale: https://lesitaliens.wordpress.com/ Leggete il modo in cui si racconta, e avrete un’idea più netta e colorata di chi è Enrico Pandiani.

Ieri a Rosta presentava il suo ultimo romanzo, uscito praticamente l’altro ieri, a settembre, Un giorno di festa. E’ il sesto volume di una saga iniziata quasi per gioco nel 2009, quando pubblica Les Italiens, il primo romanzo in cui compare il Commissario Pierre Mordenti, attorniato da una squadra di altri poliziotti come lui, con la caratteristica comune di essere italiani di seconda generazione. Sono una squadra di flic, creata ad hoc da un grand patron anche lui italiano di origine, con l’intento di avere a disposizione poliziotti in gamba e particolarmente… flessibili nei confronti delle regole. Gli italiani, in quello, sono maestri indiscussi e incontrastati: devono nascere i popoli in grado di poterli anche solo impensierire nell’ambito. In breve, les italiens si fanno conoscere proprio per il loro indubbio talento investigativo e per questa caratteristica comune di non ricordarsi a memoria tutte le procedure legali.

Enrico Pandiani ci ha illustrato, con la sua verve inimitabile ed evocativa, la genesi del gruppo des italiens, la scelta della città, Parigi, dei caratteri, di alcuni personaggi interessanti colleghi di Mordenti, e di altri comprimari di fascino irresistibile, come Moët, giovane pittrice transessuale con un padre ingombrante e odioso, per cui lo stesso aitante Commissario perde la testa, e che ha un ruolo meno di spicco nell’ultimo romanzo.

venerdì 10 novembre 2017

Davide Pappalardo – Buonasera (Signorina) – Un thriller a ritratti.

LoreGasp

Un libro che arriva direttamente dalla settimana di paura Rosta-Buttigliera appena conclusa. Il suo autore, Davide Pappalardo, è stato sabato scorso con noi a parlare di un collega nordico, Jo Nesbø, e del suo libro, Il confessore. Abbiamo imparato a conoscere qualcosa di lui attraverso la lettura, richiesta, di un romanzo altrui, mentre ora ci concentriamo sulla sua scrittura e sul suo messaggio.

Mentre scrivo, Buonasera (Signorina) è finalista al premio Garfagnana in giallo, per la categoria ebook: piuttosto emozionante, no? E tra pochi giorni scopriremo il successo che ha questo libro interessante.

Il titolo prende le mosse proprio da uno dei più famosi “Buonasera” pronunciati e cantati sul territorio nazionale, ovvero quello di Fred Buscaglione, artista torinese di carattere originale, uno di quelli che si ricorda a lungo. Il teatro delle operazioni, invece, è Milano, pieni anni ’70.

Per la precisione, iniziamo a vivere nel libro nella notte del 23 dicembre 1970, quando in una palazzina non troppo appariscente di corso Magenta, il braccio destro di un gangster dal nome esotico e le radici napoletane, Jo Le Maire, viene trafitto da ventisette feroci coltellate, ad opera di sicari silenziosi e spaventosamente efficaci, spietati. Un regolamento di conti? Una vendetta? La conclusione un po’ drastica di un affare? Iniziano le indagini pescando nel mondo torbido dalla facciata ripulita di una certa malavita milanese. Non è solo la polizia ad essere impegnata sul campo, ma anche un ex delle loro file: Libero Russo, che dopo essere uscito con ignominia dalle Forze dell’ordine a causa di un avvenimento traumatico dell’anno prima, sta cercando di riciclarsi come investigatore privato.

domenica 5 novembre 2017

Eventi di lettura#18 – Una Settimana di Paura e Brividi, tutto tra i libri!

LoreGasp

Si è appena conclusa un’intera settimana di paura “letteraria”, tra Rosta e Buttigliera Alta, da sabato 28 ottobre a sabato 4 novembre, scaturita dall’avere nel bel mezzo la festa più paurosa, fraintesa, contestata e derisa dell’anno, Halloween, caduta martedì 31 ottobre.

Scansando il solito “dolcetto o scherzetto?” e il suo consueto codazzo di polemiche, spiegazioni e definizioni più o meno etimologiche del nome Halloween, il Blog e Bolla e Fantasia hanno voluto festeggiarla al modo letterario, non solo leggendo o consigliando libri “de paura” che potessero aiutare a entrare nello spirito (è proprio il caso di dirlo) della serata, ma invitando alcuni scrittori del campo a leggerli con noi.


A noi del Blog Del Furore e di Bolla non basta una sola serata di paura letteraria: è troppo poco il tempo per leggere!

Ed ecco partire l’invito agli scrittori di thriller di nostra conoscenza malcapit… ehm, selezionati: scegliamo e leggiamo insieme un titolo appartenente al genere horror/noir/thriller/gotico/giallo, opera di un altro autore, un altro “collega”, di qualunque nazionalità ed epoca. Incontriamoci con un pubblico di lettori e parliamone: pregi, difetti, collegamenti e rispecchiamenti con i loro stili, consigli o sconsigli.

Il risultato, ve l’anticipo, è stato di veder crescere e sviluppare due bellissimi dibattiti, divertenti, approfonditi, partecipi e di stimolo, con persone e libri diversi. È stato un continuo intrecciarsi di opinioni, battute, consigli, considerazioni tra scrittori che in quel momento erano entrati nella veste di lettori “specializzati”. Ciascuno di loro, posata la penna con cui creano i loro scritti (che hanno presentato in pochissimi minuti, superando ogni record di stringatezza ed efficacia di esposizione, senza spoiler), si è lanciato in una discussione ben argomentata e interessante sulla bellezza (o meno) del testo scelto. Forse un pochino pilotato, devo ammettere… ma era troppo allettante la prospettiva di vedere scrittori del genere trasformarsi in lettori specializzati e ascoltare le loro opinioni, suggerimenti e anche proposte.

Anche questo è un modo per conoscere un autore: non solo ascoltarlo mentre parla della propria creatura, ma anche di come parla e reagisce a quelle altrui.

Scendiamo un momento nei dettagli.

martedì 24 ottobre 2017

Eventi di lettura#17 – Incontro con l’autore – Alice Basso, Non ditelo allo scrittore, a Rosta.

LoreGasp

… non sto smettendo di ridere. E non lo farò, con tanta facilità. Sabato 21 ottobre, presso la biblioteca di Rosta, il Blog Del Furore Di Aver Libri, Bolla e Fantasia, insieme all’assessore Anna Versino, i volontari della biblioteca (rappresentati splendidamente dalla signora Annarita, che ci ha aperto le porte dei locali in volata!), e uno stuolo di lettori preparati e curiosi, hanno ascoltato Alice Basso raccontare del suo ultimo libro, Non ditelo allo scrittore.

Non è stato un semplice racconto. Una compassata, tranquilla presentazione di trama e personaggi, un’intervista dottorale su interpretazioni, richiami, ispirazioni alla vita reale o letteraria. No. Niente di tutto questo. Non se l’autrice incontrata è Alice Basso. Se per caso non eravate a Rosta sabato scorso, adesso vi spiego, o tento di spiegarvi, cosa vuol dire parlare del suo libro con lei. Così, quando il Blog e Bolla e Fantasia organizzeranno di nuovo una presentazione con Alice Basso, potrete essere tra i primi a prenotarvi. :-D

Immaginate una bella e giovane scrittrice, dal viso radioso e il sorriso aperto, e i modi educati e gentili. Immaginatela mentre si siede sulla poltrona davanti al pubblico e apre la bocca sorridente per rispondere alla prima domanda della blogger intervistatrice.

Ci siete fino a qui? Ottimo.

venerdì 20 ottobre 2017

Alice Basso - Non ditelo allo scrittore - Quando i fantasmi tendono a ritornare... e non è Halloween.

SimoCoppero e LoreGasp

Ragazzi, qui Vani Sarca dice veramente la sua!!! La ragazza sta crescendo e maturando, e quasi mi spaventa la piega sdolcinata che va prendendo, ma come dice l’Amanita il caso non è ancora stato risolto e quindi ci tocca aspettare il quarto libro.

Però una domanda mi sorge: come faremo alla fine del quinto libro, noi poveri lettori tapini, a lasciare andare la bella ghostwriter? Avremo penso crisi di astinenza tali che forse è meglio che la nostra Alice Basso pensi in anticipo qualcosa di nuovo e innovativo con la nostra scrittrice nell’ombra.

Come si diceva già sui precedenti libri e come ci ha svelato la nostra scrittrice nelle tante presentazioni fatte insieme, la storia sarà composta da cinque volumi (siamo al terzo e ne esce uno all’anno) ma che possono essere letti distintamente da soli se non si ha voglia di sapere che cosa combina Riccardo, Morgana o il Commissario Berganza.

Ah … Commissario Berganza, ah Riccardo ….. quanto ridere e quanti sospiri che mi avete fatto fare.  Spesso quando leggo mi piace sognare, mi immedesimo, mi sembra di essere un fantasma che spia la vita di qualcun altro. Meraviglioso, e quando leggo Alice Basso fin dalle prime pagine sono immediatamente catapultata in questo mondo parallelo magnifico.

Come vi ho detto ho trovato una Vani più matura, più riflessiva, più cresciuta, ma ammetto che spesso quando vivo la storia confronto Vani con la sua Autrice (conoscendola abbastanza bene) e cerco somiglianze e discordanze (un po’ pazzerella la nostra autrice lo è).

Non vi svelo niente della storia e non approfondisco più di tanto il libro perché chi ci segue sa che sabato ne parleremo tutti insieme con Alice Basso, quindi non perdetevi l’appuntamento.
Questa libro però, più delle altre volte mi ha lasciato Vani nel cuore, ma voi fate silenzio mi raccomando “Non ditelo allo scrittore”.

Loredana tu invece che cosa ne pensi?

lunedì 16 ottobre 2017

Presentazioni di libri: Aldo Cazzullo – Metti via quel cellulare.

LoreGasp

Quando la presentazione di un libro rimane talmente nelle orecchie e nella memoria, da riviverla in continuazione. E da imprimere un’altra svolta al proprio corso. Se non ne scrivo, non riuscirò bene a vedere, a sentire, a scoprire.

Sto parlando della presentazione dell’ultimo libro di Aldo Cazzullo, Metti via quel cellulare, scritto a sei mani con i suoi due figli, Francesco e Rossana, e dedicato alla riflessione di quanto siamo chini sugli smartphone per tutta la durata della nostra vita da svegli, toccando anche diversi altri punti. Nella posizione elevata del Municipio di Verduno, circondato da libri antichi e da una natura autunnale a dir poco maestosa, Aldo Cazzullo si è seduto su una delle poltroncine del palco, che vedete qui sotto, e ha dato “vita”. Non solo al suo libro. Ad un mondo di riflessioni, ricordi e aneddoti di natura diversa, personale, pubblica, sociale, letteraria, che è vissuto davanti ai nostri occhi e in quella parte dei nostri emisferi cerebrali in cui immagazziniamo emozioni, sensazioni, energie.

Coadiuvato da due studenti di teatro, un ragazzo ed una ragazza (quasi gli avatar dei suoi figli, tanto per rimanere in tema virtuale…), che hanno letto stralci del suo libro con voce ed energia particolarmente ampie e vivaci, l’autore ha condiviso con noi le sue opinioni sul mondo virtuale che ci siamo costruiti e che portiamo sempre nello smartphone, e molto, molto di più.

Aldo Cazzullo non ha bisogno di presentazioni di “carriera”: è un nome noto, da molti anni, nel giornalismo e nella scrittura. I suoi articoli per La Stampa e per Il Corriere della Sera sono letti, riletti, condivisi, criticati, amati, odiati, su tutto il territorio. I suoi libri, un elenco ben lungo e nutrito, sono letti, richiesti, ricercati. Sono riuscita a leggerne solo uno, diversi anni fa, I ragazzi che volevano fare la rivoluzione, sulla storia di Lotta Continua, ed ero rimasta colpita dal suo stile giornalistico di raccontare, ma caldo e bilanciato.

Non avevo ancora ascoltato lui.

Non saprei proprio dire quanto sia durata davvero la presentazione, se non… troppo poco. Troppo poco, per quell’universo di cui ha schiuso la porta. Il libro e la sua riflessione era il punto di partenza, ma dove ci ha portati, con le sue parole sempre giuste, mai mancanti, tanto avvincenti? Da Ungaretti, e il modo in cui le sue poesie sono state pubblicate: una storia di fiducia appesa ad un filo precario e instabile, in piena Prima Guerra Mondiale. Da Beppe Grillo, prima della sua trasformazione politica, e nella sua capacità di prepararsi e comunicare con le persone nel modo chirurgicamente ESATTO in cui esse vogliono che si comunichi con loro. Da Bill Gates e il suo essere prima di tutto un businessman. Nelle Langhe del secondo dopoguerra, dove il paesaggio e la vita non erano così belli e placidi, e i nonni dell’autore si scavavano la vita con forza e resistenza.

venerdì 29 settembre 2017

Claudia Semperboni – La vita è bella perché finisce – Un lungo discorso per sé

LoreGasp

No, il titolo non è un refuso, è scritto giusto. È quello che ho pensato subito quando l’ho letto, ovvero che avessi capito male io o fosse un errore di battitura. È la prima porta curiosa che ci invita a leggere il secondo romanzo di Claudia Semperboni, scrittrice piemontese adottata da poco dalla Liguria.

Entriamo nella sala del libro con l’impressione che l’azione si stia svolgendo da un po’, come se la rappresentazione fosse iniziata qualche tempo prima. Siamo in ritardo? No, affatto, è Alida, la voce narrante del romanzo, che sta riflettendo sulla sua vita, pensando quasi a quello che può o non può condividere con noi. Sta parlando a noi, ma in realtà, il suo vero interlocutore è un altro. Qualcuno che se n’è andato tempo prima, strappandole via un pezzo di sé, che lei cerca con qualche durezza di recuperare o… di lasciare andare definitivamente. È un uomo, un “tu” che all’inizio vediamo in una foto, anzi, non facciamo in tempo a guardarla bene, perché Alida la gira contro il muro. È una foto piena di gioia e luce, troppo piena di gioia e di luce, per cui è diventata insopportabile.

Siamo alle primissime pagine del romanzo, e sappiamo già molto, solo dalla voce e dalle pause sottintese di Alida, che parla nelle nostre teste. A volte è didascalica: racconta quello che vede andando al lavoro, recandosi nella sua libreria ogni mattina, il suo rifugio, il luogo in cui non sentirsi ferita e mancante. È anche una grande osservatrice, Alida. Vicino al suo negozio c’è un bar molto frequentato. Da qualche tempo, nel tentativo di distogliersi dal dialogo con il “tu” scomparso fisicamente dal suo fianco, ma ancora prepotente nel suo animo, le piace concentrarsi sulle persone che entrano nel bar. Che vita hanno? Cosa provano, mentre bevono il caffè che hanno ordinato, guardano il telefonino alla ricerca di parole e messaggi, o mentre salutano qualcuno di conosciuto? Giorno dopo giorno, Alida è in grado di riconoscerli, e di salutarli come amici, anche se solo nello spazio della sua mente. Cerca di indovinare i loro pensieri, di leggere qualche brano della loro vita dai loro abiti, i loro movimenti, costruendone una per loro.

lunedì 25 settembre 2017

Eventi di lettura#16 - Incontro con l’autore – Nella Scoppapietra, E la vita urlò, a Rosta.

LoreGasp

Dopo tante letture, è bello scriverne, come si fa qui nel Blog, e parlarne, come si fa negli eventi letterari organizzati da Bolla e Fantasia, con il supporto del Blog, e di tutti gli altri partecipanti: scrittori, editori, lettori, location.

Ieri è stata la volta di presentare il secondo libro di Nella Scoppapietra, E la vita urlò, presso la biblioteca di Rosta, uscito per Spunto Edizioni. Io ne ho parlato qui, e Simona qui, per cui conoscete ampiamente cosa ne pensiamo. Il dialogo con Nella Scoppapietra, ieri, è stato divertente e gioioso, poiché la scrittrice si è messa a disposizione del pubblico per raccontare un po’ di più di se stessa, attraverso i suoi libri.

Una presentazione di libri non è un evento semplice e scontato. È un lavoro di squadra, che coinvolge tante, tantissime persone, ciascuno con il suo contributo. Partiamo proprio dall’evento di ieri. Nella scrive i suoi libri, Mariapaola Perucca li pubblica (e in una casa editrice il lavoro per farlo è complesso e delicato), Simona e Loredana li leggono, ne scrivono nel Blog, organizzano la presentazione, presentano il libro, e i lettori del pubblico ascoltano, partecipano, fanno domande, leggono, scoprono, s’informano.

Aggiungiamo, nel caso di ieri, i volontari della Biblioteca di Rosta che hanno tenuto aperta la biblioteca appositamente per noi, e l’assessore Anna Versino che ha facilitato con entusiasmo tutto l’iter per poter arrivare con tutti gli elementi della presentazione di un libro: scrittrice, editrici, presentatrici e organizzatrici fotografe. (Tutto al femminile, avete notato? J)



lunedì 28 agosto 2017

Dialoghi con l'Amanita#35 - La lunga estate calda dell'Amanita

LoreGasp e L'Amanita

A prescindere dalla latitanza e dal titolo sono ancora nella valle di lacrime. Anzi, quest’anno è bene parlare di valle di sudore.

Prima parentesi: io non sud(av)o. Mai. Uno studio serio e scientifico, convalidato da prove empiriche, dimostrò anni fa che per vedere la mia fronte leggermente lucida dovevo trovarmi in Sardegna con almeno 40 gradi all’ombra (non ricordo l’anno, ma ricordo che l’aeroporto di Elmas chiuse per “liquefazione dell’asfalto delle piste”). Dubito che abbiamo raggiunto i fatidici quaranta gradi, ma un buon (si fa per dire) 80% di umidità africana (e scusate l’inciso velenoso: ma l’Africa ha scelto l’Europa come pattumiera?) ha decisamente pesato sul becero processo di liquefazione sul divano.
Dicevo. La valle di sudore non ha comunque sconfitto la furia: libri poco impegnativi, ovviamente, ma parecchi. Alcuni anche già letti.

Qualche titolo: La libreria degli amori impossibili (ma! qualcosa mi è rimasto indigesto, devo rileggerlo per capire; forse la protagonista…); un Poirot e due Miss Marple (i classici non deludono mai); Cari mostri di Stefano Benni (delusione: mi aspettavo di più da un autore di cui mi hanno parlato con entusiasmo); La casa delle foglie rosse (grazie, M! L’ho letto solo perché prestato, invece il giallo di Paullina Simons è una bella sorpresa, un’ottima compagnia con finale davvero soddisfacente); un tuffo ed una lunga nuotata ne Il Signore degli anelli, libro e dvd… devo aprire un’altra lunga digressione, ogni volta scopro qualcosa di nuovo! Frodo mi ha insegnato alcune cose riguardanti la convivenza col male. Ho sempre mal tollerato la sua défaillance di fronte alla voragine del Monte Fato: caspita, almeno nei libri l’eroe senza macchia “ci può stare”. Ma nella vita il male c’è. Nella vita puoi non scegliere il male, ma trovartici. Come Frodo, appunto, che si salva solo perché qualcun altro è più malvagio e “perso”. Dopo diciassette anni di malattia mi consola leggere che c’è salvezza anche per chi è, suo malgrado, ferito così profondamente dal male.

E ancora: Il piccolo negozio di fiori in riva al mare (simpatico); La signora dei cimiteri (harmony con furore, sì, ma – strano, eh – mi interessavano i fantasmi). E la grande scoperta degli ultimi tempi: Alice Basso con Non ditelo allo scrittore, ovvero le peripezie di una “scrittrice fantasma” (ricevuto appena uscito, sto consumando il libro: l’avrò letto almeno cinque volte).

Di solito non seguo le novità, ma la Basso mi fa sganasciare… sì, l’immagine di una massa tremolante che sghignazza sul divano è da nausea, abbiate pazienza.

mercoledì 23 agosto 2017

Jolanda Pergreffi – Verso domani – La dolcezza della resilienza.

LoreGasp

Ricompare in queste pagine telematiche il nome di Jolanda Pergreffi, garbata autrice di talento che conobbi al Salone del Libro 2016, quando ebbi l’onore di presentare il suo primo romanzo edito da Spunto Edizioni, Il tempo dei papaveri. Verso domani è una perla appena pescata e messa qui in esposizione.

Come ho scritto nel titolo, è la dolcezza l’elemento di spicco dell’atmosfera del libro, anche se le vicende raccontate ne hanno davvero poca. Quando entriamo nel libro siamo a Torino, parecchi anni fa. Ci passano davanti una bimba di nove anni, Cinzia, spaurita e rinchiusa in se stessa, sballottata insieme ad una valigia da una giovane donna dall’aspetto talmente determinato da diventare aggressivo. Dove corrono? A prendere un treno che le porterà in un paesino della Sicilia, ad abitare in un castello. Se non facessimo attenzione alle espressioni e agli abiti indossati dalle due, potremmo pensare che questo sia l’inizio del seguito delle fiabe, quando la donzella protagonista sposa il principe e si trasferisce nel suo castello a vivere un’esperienza di serenità, balli, vita di corte, ricchezze.

Invece, da lettori attenti, ci accorgiamo subito che non è così. La giovane donna si chiama Marta. Impossessatasi letteralmente di Cinzia nell’orfanotrofio in cui andava a trovarla saltuariamente presentandosi come “zia”, la sta portando di peso in Sicilia dove ha intenzione di farsi sposare da un gentile e facoltoso barone, e trasformarsi istantaneamente in una gran dama, ricca, benvoluta, accettata e ricercata in società. Marta è una ragazza madre che ha subito il fortissimo ostracismo del suo intero paese per essere rimasta incinta senza il sacro vincolo del matrimonio, cui si è aggiunto il bando dei suoi stessi genitori, troppo scossi dalla vergogna sociale per aiutarla e sostenerla. Ora è ferocemente alla ricerca di un riscatto agli occhi di tutti, che ritiene di aver trovato nella persona del Barone, un vero gentiluomo di aspetto e di valori, approfittando anche, in una certa misura, di alcune sue debolezze. Venuta a sapere del suo desiderio di avere un figlio, la ragazza tenta di “creare” una gravidanza ad hoc con l’aiuto di un medico compiacente. Tuttavia, questo primo tentativo non va in porto.

lunedì 21 agosto 2017

Del Furore Di Leggere A Multipli o La Cintura di Orione.

LoreGasp

La Cintura di Orione in una simulazione al computer

La Cintura di Orione indica tre stelle particolarmente brillanti, all’interno della folta costellazione di Orione. Apparentemente non avrebbe niente a che fare con la questione della lettura, se non ne è argomento, ma è un’espressione che mi è venuta in mente un giorno mentre guardavo tutti i libri del mio tavolino di lettura, e quelli che ho impilato in zone diverse di casa mia. Scherzando, mi dissi che se li avessi messi uno dietro l’altro, avrei eguagliato la lunghezza della Cintura di Orione… e da allora uso il nomignolo ogni volta che parlo della mia lista di lettura.

Perciò, mi è venuta voglia di praticare buchi nella cintura stellato-libresca, andando avanti spedita con i libri che la compongono. Sono curiosa di vedere quanto ci impiego a smaltirli, e sono impaziente di fare spazio per altri volumi e argomenti nuovi, senza l’affanno degli arretrati. E per far questo, ho cominciato a leggere a multipli, selezionando gruppi di tre libri che, ad un primo sguardo e intuito, potrebbero andar bene insieme.

È iniziato come un gioco ed un esperimento.

In una tarda serata di caldaccio infernale insopportabile e persistente, mentre sedevo sul divano sotto il vento incrociato di due ventilatori, accanto a quattro pile di libri, ho cominciato a guardarli con insistenza per capire chi dovessi pescare. Ne ho preso uno (Verso domani, seconda uscita fresca fresca di Jolanda Pergreffi), pensando di essere a posto. Per i primi cinque minuti, almeno. E poi l’intuizione. Guardo di nuovo e ne tiro fuori altri due: Il giardino dell’orco, Leïla Slimani, e Il confine dell’ombra, di Gianluca Arrighi. Perché questa scelta?

lunedì 14 agosto 2017

Maurizio De Giovanni – Le mani insanguinate – Quindici volte noir.

LoreGasp

Maurizio De Giovanni. Basta il suo nome e io devo leggere i suoi libri. Sono anche tanti, meno male, per cui potrò approfondire la sua conoscenza con tutto comodo e agio. È parecchio noto per il suo inconsueto commissario Ricciardi, e per la serie televisiva de I bastardi di Pizzofalcone, tratta dal suo omonimo libro. Tutti segnati sulla lista della Cintura di Orione, naturalmente.

Questo libro, Le mani insanguinate, arriva naturalmente da… ovvio che sì… dal #SalTO30 appena passato. Passato solo dal punto di vista del calendario, naturalmente. Il Salone del Libro è un’esperienza priva di individuazioni temporali gregoriane precise. Una visita approfondita allo stand delle Edizioni Cento Autori, e Maurizio De Giovanni è stato immediatamente adottato.

Sono quindici racconti noir. Quindici perle nere, in cui De Giovanni si diverte a usare il nero come ingrediente principale o come filtro dei suoi scritti; non è più solo un genere, in cui l’assassino commette il delitto davanti agli occhi sorpresi del lettore e poi si dilegua sbeffeggiando gli inquirenti di turno. Alcuni dei racconti sono noir “tradizionali”, se possiamo definirli così. In altri, invece, il nero è davvero un filtro, un paio di lenti scure virate con cui l’autore guarda e riscrive alcuni eventi storici molto noti, e altri fatti di cronaca delicati, al punto da essere entrati nel corpo collettivo del nostro territorio.

E alcune di queste rivisitazioni sono talmente ben congegnate che potrebbero persino… essere reali. In fondo, è sempre questione di punti di vista, giusto?

mercoledì 9 agosto 2017

Mariel Sandrolini – Burlesque e delitti – Il lato meno godereccio di Bologna.

LoreGasp

… altri brividi. Lucifero, Caronte, e tutta la compagnia varia, cantante e bella, non smette di imperversare in questo territorio, e ai lettori non resta che rinfrescarsi con i brividi delle indagini degli impareggiabili commissari italiani.

È la volta di Bologna, la grassa, la godereccia, come si può vedere già nel titolo: parliamo di burlesque… ! E se non virassimo subito verso i delitti, che seguono immediatamente dopo, rischieremmo di perderci dietro a ricordi anche pruriginosi e imbarazzanti per la nostra identità nazionale, dato che uno dei nostri ex-Premier era particolarmente interessato a questa forma d’arte. Sempre se diamo retta ai giornali che hanno scritto fiumi di notizie di ogni colore e genere sul personaggio.

Ma torniamo pure al libro.

A Bologna, un integerrimo direttore di banca si sveglia con un bernoccolo in testa sanguinante, disteso in una casa non sua, un allarme d’antifurto che sveglia l’intera città e circondario, e un terrore semi-paralizzante nelle fibre perché non si ricorda più come e perché è finito lì. Vorrebbe scappare, far finta di nulla, mentre alcuni ricordi vengono a galla (quello avrebbe dovuto essere il luogo di un appuntamento galante e al buio con una bella ragazza), pensa di andare a casa, rimettersi insieme, dimenticare tutto e… si ritrova torchiato da un autoritario e seccato commissario Marra, intenzionato ad aprire e portare avanti la sua indagine con successo. Pare che sia avvenuto un furto, in quella casa, e lui è l’unico a sembrare il responsabile criminoso.

lunedì 7 agosto 2017

Segnalazioni editoriali#27 - Silvia Casini, Tutto in una notte e Di magia e di vento.

LoreGasp

Secondo il mio personalissimo punto di vista sulla libroterapia, se siete tipi che amate rifugiarvi in altri luoghi, ci vogliono thriller e romance storici, con tinte diverse, per movimentare e allettare l’attenzione.

Ecco due titoli appena planati nella mia casella di posta: Tutto in una notte, e Di magia e di vento, entrambi di Silvia Casini.







Silvia Casini, Tutto in una notte, Libro/Mania  

Tutto in una notte è prenotabile su tutti gli store online.
A partire dal 22 novembre, sarà possibile acquistarlo al prezzo di lancio di 0,99 euro: http://amzn.to/2fWuwe2


Maya si risveglia in una stanza d'ospedale. Non ricorda nulla di quello che le è successo nelle ore o nei giorni precedenti, ha perso completamente la cognizione del tempo e dello spazio. Non ricorda nulla neanche di quella maledetta notte e della gita nei dintorni di Sligo, Irlanda, durante la quale sono morti tutti i suoi compagni d’avventura. Per aiutarla a superare il trauma di quella notizia sconvolgente, i genitori decidono di farle cambiare vita trasferendosi a New York. Cosa è successo quella notte? Cosa significano quelle visioni incomprensibili? Perché il ricordo continua a perseguitarla anche a chilometri e a mesi di distanza?








venerdì 4 agosto 2017

Adriana Assini – Sogni diVini – Una favola di sogno.

LoreGasp

Un altro libro minuscolo, ma di grande fascino e potenza. La scrittrice è Adriana Assini, l’autrice dell’inaffondabile GiuliaTofana (in anticipo di duecento anni sull’Inaffondabile Molly del Titanic) passata qualche mese fa sulle pagine del Blog.

Quando l’ho letto, mi sono domandata se ci fosse spazio in questo tempo frenetico per una favola sogno come questo libriccino, edito da Scrittura e Scritture, nella collana I minuti, che ha fatto vincere il Premio Cesare Pavese – Sezione inediti nel 2006 alla sua autrice. Una favola che sa di antico, nelle parole e nel modo di far entrare nel proprio mondo. Uno dei nomi che mi vengono da accostarle è Boccaccio. Una certa atmosfera alla Boccaccio aleggia dolce, ma non per i motivi che solitamente si attribuiscono a questo scrittore: non ci sono riferimenti erotici, ammiccanti o maliziosi.

È vero che c’è anche la dolcezza dell’amore, ispirata dall’unico personaggio femminile presente, l’enigmatica dama Bianca, ma è qualcosa che solletica i sensi, la galanteria e trascende qualunque questione corporea. Il richiamo a Boccaccio è nella struttura della storia, che sembra discendere direttamente dalle novelle trecentesche: uno svolgimento di eventi quasi fiabesco, onirico, con un finale molto reale, di “risveglio”, e anche molto istruttivo.

La storia inizia con una pestilenza, che fa strage di esseri umani e animali nei reami d’Oriente, ad eccezione di un paese lontano, lontanissimo, dove sembra che il Duca del luogo viva immune con la sua famiglia e poche altre persone altamente selezionate, accuratamente rinchiusi nel suo castello. Sembra una notizia così inverosimile, che sembra una burla. Una sera, però, in una locanda arriva un giovane araldo elegante e dallo sguardo sfuggente, che lancia una sfida ai presenti. Il suo signore, il Duca menzionato sopra, è disposto ad aprire le porte del suo castello e accogliere coloro che saranno tanto forti, coraggiosi e originali da affrontare il lungo viaggio verso di lui, offrendogli in dono del vino. Un vino che dev’essere, però, di qualità estremamente elevata, unica: egli è un conoscitore profondamente appassionato, versato e competente in materia. Nessuno può permettersi di ingannarlo o di rifilargli un prodotto scadente.


giovedì 3 agosto 2017

Marco Ieva – Sottile Notte – Le mille facce della crudeltà.

LoreGasp

Marco Ieva è uno degli autori che intervennero a giugno al Salottino dei Libri di Buttigliera Alta, e scelse di farsi conoscere attraverso Nella fine è il mio principio, di Agatha Christie. Sottile notte, pubblicato da Echos Edizioni, è il suo secondo romanzo.

Con la linearità che mi contraddistingue, ho iniziato da questo a conoscere l’autore, piuttosto che partire dal primo, Marmellata rossa (che è attualmente in lettura).
Il titolo mi intrigava, e ha finito per riservarmi sorprese, una più gradita dell’altra.

Tanto per iniziare, una trama complessa in cui ogni personaggio e il suo filo di vita s’interseca stretto stretto con gli altri, per dar vita ad un disegno gradevole, crudele e tridimensionale. Non c’è piattezza, qui. Un certo disincanto che copre una rabbia mal contenuta che esplode con focolai violenti qua e là, in diversi personaggi, anche quelli più mansueti. Tutti vengono messi a dura, durissima prova, per cui ogni tanto la loro corazza sociale e umana si spacca.

Siamo a Torino e dintorni, come da sinossi:
È una gelida notte d'inverno. Tutto è immobile, avvolto dal freddo umido che chiude le persone oneste in casa. Torino è spenta, ogni movimento ridotto al minimo. Ma è una calma apparente, il silenzio che precede l'esplosione. In un quartiere qualunque della città un gruppo di giovani squatter cammina svogliato sul marciapiede parlottando, una donna attende ansiosa in macchina, vicino ad un furgone parcheggiato. Ad un tratto un allarme spacca il silenzio e in una manciata di secondi l'equilibrio crolla. Un uomo esce minaccioso di casa, sale in macchina e parte, diretto verso le zone sordide della metropoli, dove la vita non teme il freddo e segue regole che solo chi le frequenta conosce. Chi è quell'uomo? E perché c'è qualcuno che lo sta seguendo? È l'inizio di una efferata catena di eventi o è invece il termine di una spietata caccia al tesoro?...

martedì 1 agosto 2017

Vladimiro Bottone – Il giardino degli inglesi. La dolcezza seducente del Male

LoreGasp

… inizio il post con una piccola avvertenza. Se avete già letto Vicarìa, potete andare avanti. Se non avete letto Vicarìa, fermatevi qui, uscite/aprite il pc e andate in libreria, procuratevelo subito e leggetelo. Poi, procedete con l’acquisto de Il giardino degli inglesi, dato che ci siete.

Lessi Vicarìa due anni fa, per la rubrica radiofonica Scrittori Made in Campania, per Radio Piazza Live, e ne rimasi stregata fino in fondo. Paragrafi del libro, dialoghi e caratterizzazioni ogni tanto mi si affacciavano alla memoria. Un bellissimo atto di nostalgia, che mi piaceva rinnovare. Per quanto fosse una storia auto-conclusiva, Vicarìa lasciava una porta aperta. Questo si traduce, in un lettore, in una spasmodica attesa del resto. Una preghiera quotidiana e anche imperiosa, che lo scrittore e l’editore dessero alle stampe nottetempo il libro con le chiavi, le soluzioni, i nomi, i visi tenuti velati.

E la porta aperta di Vìcaria introduce ad un giardino. Il giardino degli inglesi di cui si parla è un cimitero. Esiste, a Napoli, un cimitero monumentale, ilCimitero acattolico di Santa Maria della Fede, che fu costruito su impulso della forte comunità britannica sul territorio, nel 1821, e che ha una storia piuttosto interessante, nelle sue pietre.

Ed è qui che arriva Peter Darshwood per trovare il suo posto definitivo accanto all’amatissima sorella Emma, l’angelica Signorina Darshwood insegnante di musica dei piccoli di Vicarìa, unica luce nel buio senza requie di quel posto altamente ipocrita. Nel libro precedente, Emma fu uccisa da Michele Florino, il sadico soprintendente del Serraglio, figura di copertura e di distrazione da un demone ben più altolocato e socialmente accettabile. Spinto da un dolore insopportabile, il fratello piombò a Napoli per scoprire le vere cause dell’omicidio, e finì per scontrarsi a duello con Domenico De Consoli, l’anima nera in redingote inappuntabili, il progettista esecrabile della soppressione di Emma. (Per chi ha letto Vicarìa: rileggetevi il brano del duello, e stupitevi di come l’autore lo ha costruito in modo insuperabile.)

martedì 25 luglio 2017

Le Interviste Del Furore#3 - Dott. Piero Ferrero

LoreGasp

La Libreria Belgravia di Torino ha un calendario di presentazioni fittissimo, a dispetto del calendario che vorrebbe tutti in vacanza, a partire dalle menti. Giovedì 20 luglio scorso è stato presentato un titolo nuovissimo, La verità nascosta del Dott. Piero Ferrero, di cui ho scritto nel post precedente.
Solitamente, alla recensione segue l’intervista con l’autore, che si accomoda sulla mia sedia telematica. Questa volta, invece, sono andata a incontrare di persona il Dott. Ferrero per sottoporgli alcune domande, in modo da farlo conoscere meglio ai lettori del Blog e a coloro che non hanno potuto assistere alla presentazione.

Buongiorno Dott. Ferrero, e grazie di essere qui con noi oggi. È appena uscito il Suo libro La verità nascosta, per Erickson Live. Non è il suo primo scritto in assoluto, poiché nel Suo sito www.pieroferrero.it si può consultare un lungo elenco di articoli, ciascuno dedicato ad argomenti molto complessi. Quando ha sentito l’impulso a scrivere, e in modo così copioso, considerando l’importanza della sua principale attività?

Buongiorno! Fin dagli inizi della mia professione di psicoterapeuta, ho sentito forte il desiderio di scrivere. In quei momenti, si trattava di articoli specializzati, per lo più rivolti a colleghi e studenti di Psicologia. Il taglio dello scritto infatti, era molto tecnico, per quanto volessi sempre e comunque privilegiare la chiarezza di espressione. Fino al 2010, circa, ho scritto soprattutto articoli di carattere clinico nell’ambito delle psicosi giovanili. Dopodiché, ho iniziato a cambiare il mio approccio alla scrittura e a pensare di allargare la cerchia dei destinatari dei miei messaggi.

venerdì 21 luglio 2017

L'Angolo Furioso di Belgravia#4 - Piero Ferrero - La verità nascosta

LoreGasp

Ieri, giovedì 20 luglio, presso la Libreria Belgravia di Torino, il dott. Piero Ferrero ha presentato il suo libro La verità nascosta, edito da Erickson LIVE. Torinese prestato al Trentino Alto Adige dal 2005, è uno psicologo e psicoterapeuta di lunga esperienza, con moltissimi articoli e pubblicazioni al suo attivo. Fondatore dell’associazione Gli Amici, nel 1986, nata con lo scopo di affiancare alla psicoterapia iniziative ed eventi di aggregazione e di cultura, ha sentito da subito il fortissimo impulso a scrivere.
Se volete conoscerlo, ecco il suo sito da visitare.
All’inizio si è trattato di un pubblico di nicchia, come i suoi colleghi, poiché le sue pubblicazioni mostravano un taglio molto tecnico e specializzato, soprattutto clinico.

A partire dall’anno 2000, in avanti, si è fatto più forte il desiderio di diffondere il suo messaggio verso altri lettori che non avessero necessariamente la preparazione scientifica o molto avanzata dei suoi colleghi psicologi e psicoterapeuti, ma che mostrassero il desiderio di accostarsi ad un altro modo di vedere se stessi, il mondo, i rapporti con gli altri, senza infilarsi necessariamente in un discorso clinico e magari un po’ distaccato.

martedì 11 luglio 2017

Paolo Pollacino e Elisabetta Ruffino – Tutto e subito. La velocità dei sogni.

LoreGasp

… uno di quei libri non-libri che mi stanno catturando sempre di più, ultimamente. Sembrano libri, all’apparenza: una volta aperti, però, si rivelano porte per altre forme di lettura. Forse sarebbe più giusto chiamarli oltre-libri. Sono quelli che sono difficili da rinchiudere in etichette (romanzo, saggio, graphic novel) perché sono quelli che non ne hanno bisogno: si leggono, sì, ma si ascoltano, si percepiscono, si sentono, si vedono. Aprite la copertina e tutto di voi viene sollecitato a prestare attenzione. Persino le orecchie, sì.

Solo per essere veloce nell’esprimermi, lo posso definire romanzo. Un romanzo di vita. O meglio, di vite, perché qui sono due quelle che parlano. Ma nel momento stesso in cui lo scrivo, comprendo perfettamente che è riduttivo. Per cui, andrò semplicemente a parlare di cos’è avvenuto, una volta superata la copertina del libro e la vibrazione del titolo. Che non è da trascurare, affatto.

Tutto e subito. È un’espressione che di solito si usa per definire gli arroganti, gli impazienti, i pretenziosi. O quelli che si vuole etichettare superficialmente così, senza ascoltare e guardare di quale fibra sono veramente intrecciati. Tutto e subito: impossibile avere tutto e subito, per una certa scuola di pensiero, per cui, chi lo desidera, non può che essere un arrogante, impaziente, ecc.
Se la pensate così, e volete ricredervi, oltrepassate la copertina. E quando la richiuderete, dall’altro lato, capirete che si può fare, ed è del tutto naturale farlo, se si è scelto di essere protagonisti e presenti a se stessi.

Se la pensate così, e non volete ricredervi, cambiate libro. Questo è un oltre-libro, e per voi potrebbe essere un po’… oltre.

lunedì 10 luglio 2017

L'Angolo Furioso di Belgravia#3 - Lionello Capra Quarelli - Un martedì di pioggia e altre storie

LoreGasp

In questa estate di caldo africano fuori latitudine, ci vogliono brividi. Oltre a quelli dati da cubetti di ghiaccio, gelati o condizionatori tenuti a temperatura frigorifero, aggiungo quelli provocati dalla lettura.

Per questo, ecco farsi avanti un commissario di polizia. E già il suo ruolo fa venire i brividi… soprattutto se non si è proprio così a posto con la coscienza. In questo Blog ne sono sfilati tanti, di provenienza diversa da tutta Italia e ancora se ne vedranno tanti, ma finora quasi nessuno di Torino.
Il Commissario De Nicola è il nuovo tutore dell’ordine a presentarsi ai lettori del Blog, protagonista di Un martedì di pioggia e altre storie, pubblicato da Golem Edizioni, e dei precedenti romanzi di Lionello Capra Quarelli: uomo di bella presenza, di aspetto curato, intelligenza pronta e carattere che prende fuoco piuttosto facilmente… ma solo in casi sporadici. Quando è con l’affascinante fidanzata Maria, poliziotta dislocata all’Ufficio Stranieri, che contribuisce a stemperargli gli orrori visti durante il giorno, e quando vuole scuotere a fondo i malviventi che ha già individuato come colpevoli, e che tentano la carta della resistenza e dell’arroganza per scampare all’arresto.

lunedì 3 luglio 2017

Le Interviste Del Furore#2 - Anita Virga

LoreGasp

Dopo aver presentato il suo libro, Subalternità Siciliana, ecco Anita Virga, che è venuta a sedersi sulla nostra sedia telematica delle interviste.

Anita Virga è Lecturer nel Dipartimento di Italianistica presso la University of the Witwatersrand di Johannesburg, Sudafrica. Ha pubblicato vari articoli su cinema e letteratura italiana. Suoi interessi di ricerca sono la Sicilia, il postcolonialismo, questioni di gender e race.

Buongiorno, Anita! È un piacere averti qui sulle pagine del Blog Del Furore Di Aver Libri, dopo averti conosciuto di persona per la presentazione del tuo libro “Subalternità siciliana”, pubblicato da Firenze University Press, presso la Libreria Belgravia. Ci racconti di te?

Ciao Loredana, il piacere è mio! Ho 34 anni e da 9 sono risiedo all’estero, prima negli Stati Uniti, in Connecticut, dove ho conseguito la mia seconda laurea e il dottorato di ricerca in italianistica e dal 2013 in Sudafrica dove sono docente presso l’Università del Witwatersrand a Johannesburg. Insegno lingua, letteratura e cinema italiano e conduco ricerca nell’ambito dell’italianistica.

venerdì 30 giugno 2017

L'Angolo Furioso di Belgravia#2 - Anita Virga – Subalternità Siciliana

LoreGasp

Secondo appuntamento con l’Angolo Furioso di Belgravia, per il ciclo Facce di Sicilianità. Dopo la denuncia coraggiosa di Luci dall’ombra di Lucio Cucinotta, arriva un testo di ricerca molto approfondito, che guarda ad alcune radici importanti della nostra storia letteraria. 

Si tratta di Subalternità siciliana – nella scrittura di Luigi Capuana e Giovanni Verga, di una giovanissima professoressa italiana presso la University of Witwaterstrand di Johannesburg in Sudafrica, Anita Virga. Un testo svelto e profondo allo stesso momento, e un’autrice molto preparata e spigliata, che ieri ho avuto l’onore di intervistare presso la Libreria Belgravia di Luca Nicolotti, a Torino.

Anita Virga è l’esempio di quell’Italia giovane, preparata e coraggiosa che i nostri amati ministri non vedono proprio (non ripeterò tutte le uscite desolanti a base di calcetto e bamboccioni dei mesi scorsi, da parte di alcuni degli occupanti di Montecitorio), e che invece ci rende così felici e rassicurati, quando sappiamo che esiste sul serio e sta lavorando con vigore e pulizia in altre parti del mondo, costruendosi una propria strada.

Se gli occupanti di cui sopra fossero stati presenti ieri sera, avrebbero ascoltato come nasce un libro sul serio e come il nostro patrimonio letterario, una parte molto specifica di questo, è stato letto, mangiato, meditato ed elaborato in una vita giovane ed espresso in un modo così serio e profondo.
Il punto di partenza di questo libro è un interrogativo molto personale, nella vita dell’autrice. 

venerdì 23 giugno 2017

Margaret Mazzantini – Non ti muovere. E vivi.

LoreGasp

Un libro che è venuto a svegliarmi con prepotenza. Uno di quelli che, se si legge, poi si fa fatica a lasciar riposare tranquillo, e a passare ad altro. Uno di quelli che ti fa riflettere quando ti accingi a fare qualcosa, soprattutto se si tratta di qualcosa che ha a che fare con la scrittura. E uno di quelli che ti spinge a far emergere il meglio di quello che sei e hai, perché qualcun altro l’ha fatto prima di te. Senza clonare, senza copiare: troppo facile. No, tira fuori quello che sei sul serio, in semplicità.

Lessi il libro qualche settimana fa, poiché era stato scelto da una delle autrici ospiti del Salottino dei Libri di Buttigliera, Nella Scoppapietra, come uno dei testi che la ispiravano maggiormente. Da allora, mi faccio girare in testa domande su quello che ho io da dire, o da esprimere, e come. (Ed essendo una facilitatrice Access Consciousness, questo diventa anche più divertente…) Alcuni libri sono intrisi di questo potere di catalizzazione: toccano zone inconsapevoli della propria attenzione e personalità di lettore, e danno il via ad alcune reazioni chimico-alchemiche, che all’inizio passano pure inosservate e poco spiegabili. Però, poi, si fanno sentire.

Cosa sento io? Un grande, grandissimo respiro.

venerdì 16 giugno 2017

L'Angolo Furioso di Belgravia#1 - Lucio Cucinotta – Luci dall’ombra.

LoreGasp

… in un perenne gioco, anche crudele, talvolta, che non si ferma mai. Se dovessi riassumere in poche parole il libro Luci dall’ombra di Lucio Cucinotta, ricorrerei a questa immagine di un caleidoscopio fatto di ombra e luci in cui, ad ogni movimento, cambia la prospettiva, la disposizione e la prevalenza di oscurità oppure luce. E tutto in continuo, perenne cambiamento. Non c’è staticità, in queste pagine, poiché tutto corre e si sviluppa esattamente come capita nelle figure del caleidoscopio.

Come avete potuto leggere nell’intervista pubblicata ieri, uno dei temi toccati da questo libro, forse il più carico e scabroso, è quello della pedofilia. Quando entriamo nella storia, aprendo la copertina, calchiamo uno dei posti meno legali e innocui degli edifici costruiti dagli esseri umani, ovvero un bordello. Niente atmosfere proibite, magari un po’ leziose, tipiche di certi romanzi con sfondo buonista, o allettanti come potevano essere alcuni testi licenziosi del Settecento francese.

mercoledì 14 giugno 2017

L'Angolo Furioso di Belgravia e Le Interviste Del Furore - Nuove rubriche, e un'intervista: Lucio Cucinotta, Luci dall'ombra

LoreGasp

L'estate e giugno sono d'ispirazione per inaugurare altre collaborazioni e rubriche, per il Blog Del Furore Di Aver Libri: L'Angolo Furioso di Belgravia, e Le Interviste Del Furore. Questa volta si tratta della libreria Belgravia di via Vicoforte 14/D e via Monginevro 44 bis a Torino. Oltre a consigliarvi, se siete di Torino, di visitarne il negozio, iniziate a dare un'occhiata alla loro Pagina Facebook. Qui, sulle pagine telematiche del Blog, avranno occasione di sfilare le loro novità editoriali, e gli scrittori che potranno far sentire la loro voce con un'intervista.

Come Lettrice Ex-Furiosa, ho sempre avuto la curiosità di conoscere uno scrittore andando a sbirciare "dietro" le parole che scrive, alla ricerca della fonte di quell'ispirazione, di quell'espressione.

Lucio Cucinotta
Oggi è venuto a sedersi sulla sedia vicino a me (per quanto digitale) Lucio Cucinotta, autore di Luci dall'ombra, Cavinato Editore International, reduce da una presentazione di sabato scorso 10 giugno presso la Libreria Belgravia di via Vicoforte, 14/D a Torino.

Una brevissima biografia, prima di lasciargli la parola.

Lucio Cucinotta, classe 1983, vive a Messina, a pochi metri dal centro della città.
Appassionatissimo di Teatro e Cinema sin da ragazzo, comincia a frequentare dapprima dei laboratori teatrali nella stessa città.
Ben presto, capendo la sua strada e volendo migliorarsi sempre più in quello che attualmente è il suo lavoro, si trasferisce a Catania, frequentando per tre anni un’accademia D’Arte Drammatica.
Comincia intanto a scrivere varie commedie per il teatro, tra le quali una, Nonostante Tutto, prende spunto proprio da questa raccolta di pensieri.

Per Aletti Editore ha pubblicato Sprazzi d'Estro.

domenica 11 giugno 2017

Il Salottino dei Libri a Buttigliera Alta – Libri e cultura all’aperto

LoreGasp


Come anticipato in qualche post fa, sabato 10 giugno si è tenuto il Salottino dei Libri a Buttigliera Alta, nato da una collaborazione tra il Comune di Buttigliera Alta, Bolla e Fantasia e il Blog Del Furore Di Aver Libri. Otto autori di diverse case editrici, con forte preponderanza di Spunto Edizioni (che gioca in casa), riuniti nella struttura polivalente a fianco dell’edificio del Comune.

Nella Scoppapietra (E la vita urlò, Spunto Edizioni), Francesca Cuzzocrea (Mi hanno fatto sedere qui, Lettere animate), Mario Chiabrera (Forést, Caosfera), Luigi Bonomi (Una squadra improbabile, Spunto Edizioni), Lucia Giongrandi (Dove sei, Spunto Edizioni), Marco Sartori (Lo sguardo oltre le vette, Spunto Edizioni), Riccardo Martinotti (Abdelkader Il campione che non corse la maratona, Impremix Edizioni), Marco Ieva (Sottile Notte , Echos Edizioni).

Ecco la formazione (tanto per riecheggiare il contenuto de Una squadra improbabile di Bonomi) degli otto scrittori riuniti per parlare sì dei loro ultimi libri, ma soprattutto per rispondere e parlare del tema del Salottino: in quale autore/autrice vi rispecchiate stilisticamente?

mercoledì 7 giugno 2017

Nella Scoppapietra – E la vita urlò. La potenza che si fa sentire.

LoreGasp

E quando la vita urla, tutto il resto tace. Soprattutto le voci inutili, quelle che portano disturbo, o vorrebbero schiacciare quello che è necessario che fiorisca e si esprima.

Seconda uscita per Nella Scoppapietra, dopo La musica addosso, per Spunto Edizioni. Un’uscita importante, in un’occasione anche importante come il Salone del Libro di Torino. (E ridaje! Non ce ne liberiamo più, di questo #SalTo30!) E a me è toccato l’onore di presentarla per la prima volta, con il libro freschissimo di stampa (quel profumo… ! Inebria e seduce.), e il suo sorriso dolce di scrittrice di talento che si schermisce.

Con il primo libro, ha in comune il fatto che ruota soprattutto intorno ad una donna, che qui si chiama Rahel, e lo stile sempre ricco, evocativo e mai pesante. Mentre ne La musica addosso il centro era occupato dal rapporto amoroso tra un uomo e una donna nei suoi lati fisico, musicale e spirituale, qui la forza amorevole si espande notevolmente, toccando altri personaggi, di razza, età, storia diverse, facendoli parlare e intrecciandoli l’uno all’altro in un tessuto complesso. Attraversa tempi, città e continenti diversi, senza stancarsi mai.

domenica 4 giugno 2017

Salone e Salottini, pur di parlare di libri!

LoreGaspSimoCoppero


… post molto ritardatario e anticipatorio al tempo stesso, e doppio. Sto delirando? Può darsi, ma è l’effetto di tanti elementi insieme, come quello di un Salone del Libro tutto particolare appena finito, una serie di libri da leggere in modo serrato, e un paio di Salottini letterari che stanno arrivando.

Andiamo con ordine? Beh, ci proviamo, almeno.

Come si sa fino alle lacrime, dal 18 al 22 maggio si è tenuta la trentesima edizione del Salone del Libro di Torino, attesissima e contestatissima per tutta la rivalità montata ad arte con la manifestazione analoga tenutasi qualche settimana prima a Milano, con Tempo di Libri. Non entro in merito a questa farsa, perché si è già scritto tanto, sicuramente da giornalisti, blogger, addetti ai lavori più autorevoli, facendo paragoni, deducendo statistiche, previsioni, mettendo l’accento sui punti di forza e su quelli di debolezza. Soprattutto quelli di debolezza, conoscendo la tendenza tutta italica di andare a guardare soprattutto quelli per poter dire: eh, certo che poteva fare anche quello e quell’altro, senza vedere tutto il resto che funziona ed è degno di nota. Ogni tanto mi è capitato di cascare in questa trappola, e mi rendo conto che non è minimamente di crescita, né per me, che correrei il rischio di non imparare a riconoscere mai i meriti altrui, né per gli altri, che non riuscirebbero a farsi apprezzare.

Perciò, com’è stato e cos’ha significato per me il #SalTo30?
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