venerdì 8 aprile 2016

Le perle di Loredana#13 – Ciro Scotto Di Minico – E i mostri fanno ridere

La perla di WeekendOut ha riflessi decisamente insoliti. Aprendo l’ostrica, sembra scura, come se provenisse da un altro mondo, uno di quelli popolati da esseri abbastanza inquietanti.

Se la guardiamo da vicino, però, scopriamo che la patina scura scivola via subito, come se fosse del cellophane, per rivelare un bel colore rosso che mette di buonumore. Possiamo dire proprio che è una perla doppia, e anche double-face, che proviene dalla fantasia di uno scrittore 
napoletano sui generis, Ciro Scotto Di Minico.



Perché parlavo di una patina scura sulla perla, e di un riflesso inquietante? Perché lo scrittore crea i suoi protagonisti pescando nel regno di mostri e fantasmi. E’ uno scrittore horror, quindi? Uno Stephen King, un Lovecraft di ascendenze partenopee? Sì, e non solo. Qui non c’è niente di così semplice. Il protagonista del suo primo romanzo, Un Vampiro a Napoli, è, appunto, un vampiro, giovane, bello e senza scrupoli, per cui il cliché horror è rispettato, ma è sufficiente che ci spostiamo di una riga e andiamo al sottotitolo, per trovare la nota stridente: Una Storia d’Amore

No, no, no, non pensate a Twilight, fate spostare subito Edward Cullen e la sua famiglia di dissidenti vegetariani e la fidanzata Bella. Pensate piuttosto, ad un giovane e attraente vampiro rampante, di gusti raffinati, che dopo i suoi giri notturni è solito andare a riposare in una splendida bara griffata Dolce & Gabbana, in un lussuoso loft della Milano più modaiola che vi possiate raffigurare. E immaginate ora che, una sera, al suo ennesimo risveglio, questo discendente “fighetto” di Nosferatu, si vada a risvegliare in un vicolo buio e puzzolente di uno dei quartieri meno in di Napoli, scomodamente stretto in una cassa da morto nuda e cruda, marca Docce e Gabinetti. Qui perdura l’horror, ma…assume già un’altra tinta, una di quelle che spaventa di meno e comincia a far ridere, e anche parecchio.

Da questo momento, per il vampiro esiste una cosa sola: ritornare alla sua scintillante vita di prima, ma non gli verrà così facile. Il suo cammino sarà continuamente attraversato da tutta una serie di personaggi che lo aiuteranno, lo intralceranno, e qualcuno gli procurerà anche qualcosa di simile alla paura. E il finale vi sorprenderà non poco.

Con il secondo romanzo, Io sono il fantasma, entra in scena un altro cliché delle storie di paura. Ma altrettanto velocemente, lo rovesciamo. Vogliamo leggere il sottotitolo?...e tu manco da morta mi fai stare cuièta. La protagonista, qui, è una giovane napoletana Rosaria detta Rose, con vita, lavoro e ritmi assolutamente nella norma, che, di punto in bianco, si trasforma in…fantasma. Un uomo, un regista teatrale conosciuto, forse colto da un raptus di follia, la uccide. Caso risolto? No, non mi state ascoltando: ripeto che qui non c’è niente di così facile e sottinteso. Lei si ritrova a vivere, nel suo bellissimo e nuovo corpo di fantasma Winx, una serie di avventure per scoprire una verità incredibile, insieme alla sua amica di sempre, Marlin, con cui continua ad avere un rapporto strettissimo e surreale, pur dall’oltretomba!

Se volete una visuale rinnovata sull’horror, e scoprire come si può ridere di vampiri, fantasmi e anche licantropi (perché esiste un terzo romanzo, Lo scherzo della luna piena, di cui non posso ancora parlare), con la parlata napoletana che vi aggiunge un bel colore, allora scegliete senza esitazione questi libri.


Scoprirete anche dove si trova il vero horror…l’autore ha uno stile scanzonato, disinvolto, spiritoso e informale. Parla direttamente tramite i suoi protagonisti, con forza e anche con ironia. Non si tiene dalle stoccate anche feroci, che infligge alla sua stessa città, Napoli, perché, essendone tanto innamorato, la vuole bacchettare per farla uscire dalle condizioni horror in cui lei si è lasciata spingere. E non parliamo qui, di zanne di vampiro o di licantropo…ma dell’horror di certi lati della realtà quotidiana, che fanno decisamente molta più paura.

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