martedì 31 gennaio 2012

Inheritance - La sorpresa del vero nome

Trasalì, e poi scoppiò a ridere e a piangere insieme: rideva perché finalmente aveva trovato ciò che cercava e per la gioia suprema che si irradiava da quella nuova consapevolezza di sé, e piangeva perché vedeva tutti i suoi fallimenti, tutti gli errori commessi, senza più illusioni a confortarlo.[…]Il nome, il suo vero nome era più fiacco e imperfetto di quanto gli sarebbe piaciuto: Eragon si detestò per questo, ma c’era anche tanto di cui andare fiero, e cominciò ad accettare la vera natura della sua essenza. Non era la persona migliore del mondo, ma nemmeno la peggiore.” Eragon riesce nel suo intento, finalmente e la sorpresa è immensa e dolce: vede se stesso com’è, con i suoi pregi e i suoi difetti, e lo accetta. Non gli piace moltissimo quello che vede, ma non si giudica. Saggiamente, sceglie di non giudicarsi (quanto è difficile). Eragon non si rivela il cavaliere perfetto, senza macchia e senza paura, senza errori e cadute di umore, senza paure e passi falsi: FINALMENTE! Non è il superuomo fatto solo di luce, senza punti deboli e mancanze. Sospira di fronte ai suoi fallimenti, ma vede anche quanto c’è di buono in lui, e si ripromette di migliorare quello che non va. E’ questo l’uomo perfetto: l’uomo che storce il naso di fronte ai propri difetti, ammettendoli anche un po’ a malincuore, ma ripromettendosi di migliorare. Non è una statua senza sangue e senza fango, è un uomo che è cresciuto anche a forza di errori (alcuni piuttosto gravi, con conseguenze durature) e di sonore sberle, anche metaforiche. E’ l’accettazione del proprio fango interiore che gli permette di avanzare e di avvicinarsi al tiranno, e non la sua eliminazione. Nessuna idealizzazione in questa figura di Cavaliere del Drago (bravo Paolini…), ma tanta umanità nella sua forma migliore e ampia: la consapevolezza di essere un’armonia di buono, cattivo, efficace, manchevole, grande, meschino, meraviglioso, scadente…

Inheritance - La difficoltà del vero nome

Eragon si trova davanti ad un bel compito difficile. Trovare il proprio vero nome. Nel corso degli altri libri si è parlato del vero nome di altri personaggi, e di come lo stesso giovane Eragon sia riuscito a indovinare il vero nome di un altro uomo. Questa scoperta gli ha permesso di creare un incantesimo per impedire che l’uomo si avvicinasse ad un determinato personaggio (la sua stessa figlia, che aveva in precedenza danneggiato, pur senza averne l’intenzione), e a costringerlo ad un giuramento inappellabile e indissolubile. Avendo pronunciato il vero nome dell’uomo nell’antica lingua (la lingua della magia), e avendolo inserito in un incantesimo, la potenza della coercizione magica diventava praticamente inarrestabile e infrangibile. Fu relativamente facile per Eragon arrivare a indovinare il vero nome dell’uomo. Ma non lo è altrettanto arrivare a capire il PROPRIO vero nome. Eragon riflette, riflette, parla e si confida con Saphira la dragonessa, arrivando a scavare nelle pieghe più riposte di se stesso, dove non aveva il coraggio di guardare. Senza esito.
Si arrabbia, grida, è deluso, è impaziente, si scoraggia, prende a pugni il pavimento. Non vuole e non puo’ permettersi di non arrivare a capire il proprio vero nome: è uno strumento importante anche nella lotta contro Galbatorix. “E’ facile restare calmi quando non c’è niente di cui preoccuparsi, Eragon. Ma riuscirci nelle situazioni più ardue…E’ questo il vero esame a cui devi sottoporre il tuo autocontrollo. Non puoi permettere alla rabbia e alla delusione di annebbiarti la mente, non adesso. Devi sgombrare la tua coscienza più che mai.” E’ la voce disincarnata dell’antico e potentissimo drago Glaedr che consiglia Eragon. Esattamente così…è facile restare calmi quando tutto è calmo. La vera sfida è rimanere calmi quando tutto intorno sta cadendo a pezzi e sta per travolgerti. (Quanto mi sono sentita Eragon in quel momento)
Chi sono? Eragon non sa rispondere. Continua a non saper rispondere. Si ritira in solitudine, togliendosi armatura e armi, di notte, da solo, in una città in rovina, possibile preda di animali feroci, entità oscure, assassini. Continua a riflettere, lotta brevemente con una lumaca gigante in cerca di cibo, si fa domande, studia l’ambiente intorno, si tormenta. Finché…una serie di riflessioni apparentemente senza uscita, lo conducono a scoprire il proprio vero nome. Inizia con “Non voglio tornare indietro”. “Non sono più quello che ero”. Il ragazzo Eragon che viveva nella valle, che aveva scoperto l’uovo di Saphira la dragonessa, non esisteva più. E questa semplice scoperta, quasi banale, lo porta a pronunciare a se stesso il proprio nome. 

lunedì 30 gennaio 2012

Inheritance - Il vero nome

Il rapporto tra Eragon e il drago che esce dal suo uovo davanti a lui, “scegliendolo” si snoda attraverso quattro libri, Eragon, Eldest, Brisingr e Inheritance, appunto. Non inizio da Inheritance solo perché è l’ultimo in ordine di tempo che ho letto. Qui il ritmo si velocizza, si avvicina il momento dell’epica e consueta lotta finale tra Bene e Male, tra Eragon e lo psicopatico Galbatorix. Uno svolgimento piuttosto normale per ogni libro che narri di uno scontro tra parti opposte. Quello che mi ha colpito di Inheritance è stato un momento di riflessione scoraggiata di Eragon.
Siamo nella seconda metà del libro. Eragon è diventato un guerriero potente e abile, dopo faticosi addestramenti e battaglie serrate contro esseri superiori a lui per forza ed esperienza. Deve affrontare Galbatorix, l’Imperatore del Male. Un vero sadico. E un sadico della peggior specie, di quelli che usano la crudeltà sorridendo, quasi dispiaciuti perché “trascinati” a opprimere e torturare dall’opposizione cocciuta di chi non vuole riconoscerli come creature superiori e generose.  Non ci sono urla, esplosioni di rabbia o risate “sataniche” con Galbatorix. Toni dimessi, gentili, ragionevoli, modi gradevoli da conversatore salottiero, che contrastano con le azioni di tortura brutale. Da brivido. Eragon ha bisogno di fare un ulteriore “salto di qualità” per poter affrontare Galbatorix con una minima possibilità di riuscita: trovare il proprio “vero nome”. Il vero nome di tutti i personaggi del libro, a qualunque razza appartengono, identifica l’essenza di quel personaggio nella sua interezza: pregi, difetti, forza, debolezza, colori, desideri, emozioni. Chi conosce il vero nome di qualcun altro può addirittura diventarne padrone. 

domenica 29 gennaio 2012

Inheritance - L'Anno del Drago con Christopher Paolini


Per iniziare bene l’anno 2012 che, secondo l’oroscopo cinese, è l’anno del Drago, ho pensato di comprare e leggere il quarto libro della saga di Eragon scritto da Christopher Paolini, Inheritance.
La saga scritta da questo emulo moderno di Tolkien (come Tolkien si è dedicato a costruire un mondo intero, corredato di luoghi, tradizioni, razze diverse e relative lingue) riguarda il rapporto particolarissimo tra un giovane umano, Eragon, e il drago (anzi, una dragonessa) che inaspettatamente un giorno sceglie lui per uscire dal suo uovo e lo “adotta” come proprio cavaliere, ben prima che entrambi sappiano cosa questo significhi. Eragon è un ragazzino appena uscito dall’adolescenza, preoccupato di aiutare la propria famiglia a sbarcare il lunario, in una piccola valle agricola del grande sconosciuto mondo di Alagaesia. Non sa nulla di quello che c’è al di fuori dei confini della sua fattoria, non sa nulla di codici cavallereschi, di eserciti, di lotte di potere, di un crudele tiranno “psicopatico” che sta cercando di plasmare il mondo secondo la sua volontà malata, sopprimendo, uccidendo, schiacciando, rubando, sterminando. Non sa nulla di draghi e soprattutto dei favoleggiati, temuti , venerati e semidei Cavalieri dei Draghi, guerrieri eccezionali in grado di combattere a dorso di drago, padroni di arti magiche semi-sconosciute, compagni per la vita di questi animali mitici come i draghi, creature potentissime e spaventose allo stesso tempo.
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